La luce solare pur essendo composta da diverse lunghezze d'onda è una radiazione elettromagnetica che di per se non ha alcun colore.
La caratteristica fisica di questa radiazione è la lunghezza d'onda e la sua energia.
Nell'uomo la sensazione del colore è creata nel cervello nell'area V4 della corteccia visiva che interpreta i segnali inviati dai fotorecettori della retina. Il colore perciò è una illusione mentale, una codifica del cervello umano per ogni lunghezza d'onda, come un'etichetta su un prodotto!
Il colore non è una proprietà del mondo fisico, ma una interpretazione del cervello
Il cervello dei pesci è molto diverso da quello dell'uomo, non avendo evoluto la neocorteccia a sei strati di neuroni caratteristica solo dei mammiferi, dove noi rappresentiamo ciò che l'occhio percepisce del mondo esterno attraverso le radiazioni elettromagnetiche riflesse dagli oggetti.
Mammiferi, rettili e uccelli (vertebrati amnioti) discendono da un antenato comune che è vissuto circa 320 milioni di anni fa. Questo progenitore però non lo è anche dei pesci che appartengono a un altro ramo dell'albero della vita.
La lontananza evolutiva tra noi e i pesci rende difficile la comprensione di come il loro cervello interpreti le onde elettromagnetiche e di conseguenza i colori.
Nel mio libro descrivo l'anatomia e il funzionamento dell'occhio del pesce che in una analisi comparata con l'occhio umano mostra differenze e similitudini, ma l'organo che riceve, raccoglie, le informazioni luminose è solo uno strumento biologico per captare le onde elettromagnetiche. Solamente il cervello da un senso alle immagini che si sono formate sulla retina.
Non sappiamo come <vedono> i pesci ne come interpretano i colori, o se hanno la stessa nostra codifica per le varie lunghezze d'onda. L'errore che può fare in questo caso il biologo è l'antropizzazione di un fenomeno sconosciuto!
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