Ciao a tutti, come anticipato scrivo di una tecnica di pesca che nel Mediterraneo non è praticata se non in casi molto sporadici: la pesca nel blu.
E’ una tecnica di pesca che si svolge in acque profonde, dove non si vede il fondo se non in prossimità di improvvise risalite ed è mirata alla cattura di pesci pelagici come tonni di varie specie, pesci vela, marlin, lamplight e wahoos. Io la pratico una volta l’anno quando viaggio verso l’Africa orientale ( Zanzibar, Mozambico o Madagascar ) e vi racconto la tecnica e le prede così differenti dalle nostre.
Si cercano posti di pesca molto lontani dalla costa, in genere molte decine di miglia al largo. Sono banchi speciali dove il fondale parte da centinaia di metri fini ad arrivare a 20-30 metri dalla superficie. Sono zone di passaggio di grossi pesci e molto frequentate anche da svariati tipi di squali ( silvertips, squali toro, squali tigre, martello e così via ). La preda più ambita e’ il Dogtooth Tuna o tonno denti di cane. Non è in verità un tonno ma appartiene alla famiglia degli sgombri. Raggiunge taglie di oltre 100 kg anche se la media è intorno ai 40-50 kg. Una volta colpito ha una reazione violenta e nuota verso il fondo per strapparsi l’asta dal corpo, un po’ come la ricciola ma molto più potente. A volte ci riesce, a volte viene aggredito dagli squali sempre pronti ad un pasto facile e a volte si è fortunati e si riesce a recuperare il pesce. Altri pesci che si catturano sono i tonni pinna gialla. Anche loro forti combattenti ma scelgono di combattere in acqua libera e la cattura e’ più certa. I pesci vela e i marlin sono più rari ma danno bellissime emozioni. Vederli in acqua e’ uno spettacolo. Lampughe e wahoo sono più piccoli ( in media 15-20 kg e più semplici da recuperare. Le attrezzature usate sono sempre composte da fucili di grosse dimensioni armati con varie coppie di elastici o potenti roller. Aste da 8,5 o più e l’asta è collegata ad un bungee ( cavo in dynema inserito all’interno di un tubo elastico più corto che fa da ammortizzatore alle sfuriate dei pesci ). Il cavo e’ poi collegato a due vie galleggianti che servono per ostacolare la fuga iniziale del pesce. Si usano poi i flashers, cavetti in monofilo con una serie di oggetti riflettenti e collegati ad una boa galleggiante. Questi servono per attirare i pesci esca che sono prevalentemente pesci di branco chiamati rainbow runners ( somigliano alle giovani ricciole e hanno un peso medio di un kg ). I pesci esca attirano a loro volta i predatori che noi stiamo insidiando. L’azione di pesca e’ abbastanza semplice, la barca appoggio porta i due pescasub a monte della zona di pesca e dopo aver messo in azione il flasher, ci si fa trasportare dalla corrente che è in genere di 3-4 nodi. Quando i pesci esca attirati dal flasher iniziano ad essere abbondanti e ci si avvicina alla risalita, si esegue la discesa verso il fondo cercando di stare vicini al branco. Una volta raggiunta la profondità prescelta si esegue un aspetto a mezz’acaua sperando che qualche predatore sia nelle vicinanze e arrivi a tiro. Si eseguono spesso tiri a distanza e il segreto sta nel riuscire a colpire il pesce in punti vitali o perlomeno di buona tenuta. Dopo lo sparo si risale in superficie con il fucile scarico, si cerca di agguantare il bungee e da lì inizia il combattimento fino al recupero. Per i tonni pinna gialla ha buon effetto anche la pastura. In genere si spara ad un pesce più piccolo e si inizia a pasturare con le sue carni per attirare i tonni. I pinna gialla nuotano molto veloci e i tiri sono sempre molto difficili. Che dire, è una pesca molto interessante per gli spettacoli che ci si presentano davanti, squali, grossi pesci e mare ricchissimo. Una pesca anche molto selettiva, si cercano solo pesci adulti e solo di determinate specie. Inoltre per convenzione non spariamo mai a pesci stanziali come le cernie. Se ne vedono anche di 70 kg ma non abbiamo mai sparato a quei pesci. Spero di non avervi annoiati e di aver portato un po’ di “esotismo”.
