Da aprile a dicembre, quando mi trovo in Sardegna, è ormai un’abitudine che condivida qualche battuta di pesca con Sandrino, se decide di concedersi una fine settimana di riposo dal suo lavoro di broker finanziario a Londra.
Preferisco recarmi a pesca da solo e non mi riesco a spiegare questo sodalizio con un <mutante>: forse mi sono lasciato corrompere da un sentimento che si chiama amicizia, così rara tra i pescatori subacquei!
Usciamo in gommone poco prima dell’alba da Portisco, porticciolo sito nel golfo di Cugnana. Di solito abbiamo un barcaiolo <particolare>: Angelo, un po’ trendy, un po’ hippie, amante del mare e della pesca che oltre ad assisterci nella battuta ne condivide emotivamente le gioie e le delusioni, ma questa volta siamo soli.
25 maggio ’19 le previsioni del tempo non sono favorevoli: scirocco o libeccio, siamo senza marinaio quindi decidiamo di <pescare a staffetta> a ridosso di capo Figari. Abbiamo cinque chilometri di costa fino a punta Cannigione nel comune di Golfo Aranci.
Entra prima Sandro col Saber 90, lo lascio poco prima della punta a ridosso di capo Figari, navigo per 500 metri e ancoro quando le prime raffiche di scirocco superano la punta e dispongono il gommone parallelo alla costa. Uno sguardo alla parete ripida e selvaggia del promontorio calcareo, sito d’importanza comunitaria (SIC), che si erge fino a 344 metri sul livello del mare e incute un po’ di soggezione per la sua maestosità, ma accende la mia trance venatoria.
Ho con me il Saber shot 90 e il Saber 70, scelgo quest’ultimo perché l’acqua appare ancora torbida nel sotto costa, in effetti la temperatura è 15 ° C , piuttosto bassa per la stagione in corso e contro la parete rocciosa incontro una miriade di ctenofori mescolati a una medusa che mi ha già ustionato le labbra nel passato: la Pelagia noctiluca. Un’attenzione particolare a questa medusa nella perlustrazione della costa mi distrarrà sicuramente, così decido per una velocità di avanzamento molto bassa, tanto che quando pensavo di nuotare piano, mi fermavo per una lunga pausa di esplorazione del circondario. Il grecale dei giorni scorsi ha spinto una miriade d’idrozoi nelle saccature della costa privandoli dei tentacoli urticanti e conoscendo le abitudini alimentari degli sparidi che si cibano della esombrella della Pelagia, mi sono soffermato a controllare dalla superficie ogni anfratto roccioso.
E’ così che individuo e catturo da galla due orate che pochi metri sotto di me razzolano sul fondo: una è di 400 gr mentre l’altra raddoppia il peso. Non ho uguale fortuna con dei saraghi che mi percepiscono e prendono il largo prima di una mia azione d’attacco, ne catturo solo un paio ma le occasioni e gli incontri sono stati più di una ventina. Condisce il carniere del primo <tuffo>, un polpo che stuzzicato da un paio di serranidi ha cambiato rapidamente il colore del suo mantello perdendo per un attimo il mimetismo criptico e rendendosi evidente alla mia visione periferica.
Nonostante che il segmento di arbalète scelto fosse ideale per la strategia di pesca che stavo attuando, il numero delle padelle è stato fuori dai miei standard, così rifletto sull'influenza della casualità positiva (fortuna) necessaria per raggiungere la cattura. Già nella battuta di pesca precedente, due giorni prima, mi ero trovato nelle condizioni di incontrare diversi pesci e di averne catturati molto pochi. In queste situazioni ci s’interroga sempre sugli eventuali errori.
E’ su queste riflessioni che Sandrino, finito di battere il suo tratto di costa giunto al gommone, viene a recuperarmi. Il suo carniere è ancora più povero: un cappone di taglia. Anche lui fa riferimento a un buon numero d’incontri ma di piccola taglia. Probabilmente però ha sbagliato strategia di pesca: si è mosso a zig - zag tra il basso fondo adiacente alla parete rocciosa e i massi isolati poco più al largo, quando invece i pesci erano tutti contro la parete rocciosa. Ogni volta che si allontanava dalla battigia, perdeva molte occasioni d’incontri e di cattura perché provenendo dal largo, era subito individuato nell'avvicinamento alla costa da saraghi e orate … Un’altra considerazione portava a valutare la sua strategia sbagliata: una corrente fredda proveniente dalla punta e parallela alla costa raffreddava la colonna d’acqua fuori dalle saccature, dove oltretutto non si raccoglievano le meduse! In questa stagione fuori della norma i pesci preferiscono alimentarsi nell'acqua più calda del sotto costa.
Ci spostiamo verso punta Cannigione decidendo di saltare il tratto del litorale limitrofo a cala Spada quando su uno scoglio staccato da una spiaggia di ciottoli, scorgo un animale che sembra un cucciolo di muflone. In quel tratto di costa nel passato erano successe cose strane: una volta contro la cima di un segnale di tramaglio, in superficie era rimasta impigliata una manta enorme, forse qualche quintale di peso, il dorso nero aveva quasi due metri di larghezza. La bocca molto ampia per raccogliere il plancton aveva centrato la cima proprio sotto il galleggiante, il pesce continuava a spingere in avanti ed era quasi stremato, l’avevamo liberata facendo scapolare la corda intorno agli apici della bocca che aveva già una profonda incisione.
Ci avviciniamo col gommone in mezzo alle rocce ed è sempre più chiaro che si tratta di un cucciolo con un’evidente ferita a una zampa. Come sia finito su quello scoglio lontano dalla riva, è un mistero! Per un attimo il mio istinto animale ha pensato di catturarlo (aveva le stesse dimensioni del porcetto che pochi giorni prima avevo comprato da un nostro amico allevatore), poi ho sentito Sandrino che gli parlava: <piccolino hai perso la mamma?> <vieni che ti aiutiamo>. E’ stata un’impresa avvicinarci allo scoglio con un gommone di 7 metri, poi l’anima del mutante Sandro gli ha fatto prendere il telefonino e filmare la scena. Il cucciolo era sempre più terrorizzato, quando poi si è allungato sul gommone per prenderlo in braccio si è gettato in acqua cominciando a nuotare come fanno i quadrupedi. In un minuto ha raggiunto la riva e dopo aver annusato la spiaggia, si è inerpicato lungo la parete con l’agilità tipica della specie.
Interiormente mi sono un po’ vergognato di aver pensato di mangiarlo, dopo ho riflettuto che oltretutto la fauna di capo Figari (Parco Naturale Regionale) è giustamente protetta. Oggi però, addentando alla <Bud Spencer> il cosciotto del porcetto cotto al forno (troppo buono) ho pensato intensamente al cucciolo di muflone …
Dopo la parentesi animalista siamo tornati in acqua sui promontori di fianco a Punta Cannigione, come in precedenza lascio che Sandro s’immerga prima, poi ancoro il gommone a 500 metri di distanza al centro di una baia .
Non faccio in tempo ad arrivare sulla punta rocciosa che delimita il piccolo golfo, mi affaccio in mezzo a due rocce affioranti e da galla scorgo una spigola che sta venendo nella mia direzione, svuoto i polmoni e affondo aiutato dalla mano sinistra perdendo il contatto visivo col pesce. Dopo una decina di secondi la spigola non appare e temo abbia cambiato la traiettoria che avevo stimato, così emetto una bollicina a labbra strette ed ecco che viene a curiosare proprio davanti alla punta del fucile. Un pesce di piccola taglia: 600 gr come tutti i pesci che catturerò nella giornata (polpi a parte). Rifletto che l’azione è stata arrischiata: non avrei mai dovuto perdere il contatto visivo col pesce, il mare era calmo e potevo giungere alla cattura semplicemente continuando a seguire dalla superficie il nuoto della spigola che sarebbe potuta passare più in basso rispetto allo sperone di roccia (mi ha salvato la bollicina).
Nel seguito della battuta non ho ripetuto questo errore e sono rimasto sempre in superficie anche diversi secondi a studiare lo spostamento dei pesci sotto di me, alcune volte di fronte alla direzione di perlustrazione, rasente gli scogli. Molti saraghi erano con le pinne dorsali fuori dall'acqua a sbocconcellare le alghe incrostanti, con l’unico problema di non riuscire a valutarne la taglia, così dopo qualche pesce sottostimato ho tirato a tutti quelli che si presentavano e qualche pesce di tre etti è finito nel carniere (qualcuno liberato quando mi sono accorto delle dimensioni minime). Obiettivamente non c’era il tempo e il modo per capirne la taglia, pesci parzialmente nascosti dalle alghe superficiali, ingannato spesso dalle dimensioni della coda (che non cresce sempre in proporzione alle dimensioni del corpo).
La strategia si è rivelata subito azzeccata: poco dopo la spigola, ho fulminato un’orata da <porzione> con la tecnica dell’aspetto dalla superficie (passava di lì ed io ero nascosto dietro una roccia …). Ho capito anche gli errori del primo <tuffo>: la costa di capo Figari era più profonda e avrei dovuto alternare l’agguato dalla superficie con l’agguato nel basso fondo portandomi a livello del terreno cinque metri più in basso, probabilmente, avrei sorpreso i saraghi che, disturbati dalla mia presenza, si sarebbero allontanati dalle nicchie della costa più interne alla parete e poco visibili dalla superficie.
Il tratto di costa che stavo battendo, invece, a parte qualche scoglio isolato poco più al largo si presentava poco profondo e restando in <copertura> dietro a qualche roccia si poteva studiare la posizione (la specchiata del mantello) e gli spostamenti di tutti i pesci che aveva reclutato questo tipo di fondale. E’ inutile rimarcare che la strategia di successo di una giornata si deve adattare alla conformazione della costa, oltre che al pesce bersaglio che la frequenta.
Altro promontorio stessa strategia: mi affaccio da dietro una roccia e in un canalone sotto di me un’orata sgranocchia qualcosa sul fondo di ciottoli. La osservo per una ventina di secondi aspettando il momento opportuno e questo capita quando con la testa s’infila in uno spacco lasciando il corpo scoperto: capovolta a delfinetto e tiro ravvicinato col nuovo Saber 70/7.5.
Le pareti rocciose sono tappezzate di saraghi fasciati che s’ingozzano delle alghe incrostanti, ma non ce n’è uno di taglia, ogni tanto sbuca un sarago pizzuto di buona misura ma alla mia compagna non piacciono e devo farmi forza per non tirarlo. Passa anche qualche piccolo drappello di cefali dalla tacca dorata sull'opercolo brachiale (squisiti), ma erano veramente troppo piccoli. Ogni tanto mi sono <picchiato> con un polpo che viene sempre bene nell'insalata di mare, finché non giungo al promontorio prima di punta Cannigione: sempre da dietro una roccia affiorante noto subito un movimento interessante.
Davanti alla mia postazione passa un’occhiata di buona taglia forse la più grossa avvistata da quando sono tornato in Sardegna, sviscerata mostrerà due sacche ovifere mature (molto in ritardo per la stagione corrente). Mi sposto di pochi metri sempre nascosto dietro una roccia affiorante e insagolo un’orata di 700 gr con un tiro dalla superficie. Recupero il pesce ancora nascosto dietro la roccia e pochi minuti dopo passa un sarago maggiore, neanche il tempo di infilarlo nel <porta pesci> e ricaricare il fucile che nello stesso punto si presenta un bel sarago pizzuto … ho pensato: vuol dire che questo me lo mangio io …
Un breve approfondimento sulle ultime catture: individuato il <senso di marcia> del pesce, possono capitare tratti di costa, dove il transito del pesce è particolarmente intenso e basta stare fermi in attesa in superficie che capita vederli sfilare davanti alla punta del fucile. Si tratta in prevalenza di pesci molto mobili lungo la costa come le spigole, i cefali o le occhiate, in questo caso invece si è trattato di saraghi.
Al largo intanto si è presentata la sagoma del gommone con Sandro al timone, ho alzato il fucile per farmi notare e tutto è finito all'ancora con uno spuntino a base di biscotti <Ringo> e tante chiacchiere …
