In questo mese le temperature dell’acqua oscillano tra i 6 e i 9 gradi: con mute da almeno 7mm si resiste in acqua per non più di un’ora e mezza... inoltre in inverno imperversano i venti gelati da nord che raramente lasciano le acque calme e che provocano forti correnti.
È il periodo più duro dell’anno per il cacciatore lacustre, il quale, in queste condizioni climatiche estreme, deve preparare minuziosamente le sue strategie di caccia per insidiare efficacemente pressoché le uniche due specie che si possono trovare nei mesi invernali: il cavedano e il luccio (un capitolo a parte per la trota a causa della difficoltà di incontro, magari ve ne parlerò in un’altra occasione).
I lucci si trovano oltre i 22m di profondità, più spesso tra i 26 e i 31. Stazionano sui pianori fangosi oppure si aggirano in caccia alzati dal fondo di qualche metro.
Si insidiano con delle cadute a foglia morta oppure, soprattutto per chi usa la zavorra mobile, con degli agguati profondi.
I cavedani a gennaio fanno la spola tra le loro buche profonde (40-50m) in cui si riposano anche per intere giornate, e i bassi fondi costieri dove, specie all’alba, pattugliano il litorale in branco ma più spesso in coppia, alla ricerca di cibo (sono onnivori, e questo, assieme alla loro estrema tollerabilità sia alle acque molto calde sia a quelle molto fredde, spiega il loro successo biologico rispetto ad altre specie lacustri). In particolare vanno ghiotti delle uova di coregone, specie in frega in questi giorni e che depone le uova sulla ghiaia del bassissimo fondo.
I cavedani si insidiano in questo periodo con l’agguato nel basso fondo dirigendosi controcorrente o con degli aspetti mirati nel medio fondo lungo le loro vie preferenziali di migrazione quasi quotidiana dalle profondità alle rive.
In foto due bei cavedani.
