Questo titolo dovrebbe esser un mantra sempre in mente quando si va a pesca…
In questo periodo la pesca in acqua bassissima in cerca degli amati cefaloni bottargati o di spigole (nella cui cattura sono una vera schiappa, dato che mi lascio sempre sorprendere e fregare) è la strategia di caccia che adotto in maniera sistematica. Tuttavia le occasioni d’incontro invernali sono talmente diradate che ci vuol davvero pochissimo che non si riesca a vedere nemmeno una coda, nonostante diverse ore consecutive di ricerca e lunghi tratti battuti. Nasce così questa considerazione che mi porta durante questa giornata di pesca, prima di questo nuovo stop forzato imposto dall’alto, ad abbandonare lo strusciapanza ed avventurarmi nell’acqua un po’ più alta. Infatti nonostante il mare leggermente mosso e un po’ di sospensione ben augurante nel basso fondo, dopo un paio d’ore non sono riuscito a vedere nemmeno un pesce sparabile.
C’è una buona visibilità per essere dicembre, circa una decina di metri, per cui noto che vi è una discreta mangianza diffusa in alcuni punti topici, singoli o gruppi di massi. Dopo qualche aspetto infruttuoso in prossimità di queste zone, vedo dalla superficie un lungo banco di castagnole che d’improvviso si compatta e si schiaccia verso il fondo. Arretro di qualche metro in modo da non spaventarle ulteriormente ed effettuo il tuffo. Striscio lentamente nella direzione della mangianza fino a posizionarmi esattamente sotto di loro e sono puntato verso terra con il sole alle spalle. Trascorre il tempo pensando sia stata la solita occhiata rompiscatole, ma dopo il primo min d’attesa con incedere tranquillo e compassato (come di un predatore che pensa di non poter aver rivali) un bel pesce dall’alto cerca di capire cosa io sia… è un bel serra! Giro lentamente il Saber 80/7.5 nella sua direzione, di contro lui continua a mostrarmi il fianco per cercare di vedermi meglio con il suo grande occhio giallo, ma ormai è a meno di 3mt. Il tiro leggermente diagonale dal basso verso l’alto, lo colpisce preciso, appena sotto la spina dorsale danneggiandola. Il pesce resta a metà asta tramortito, ha accusato il colpo, affonda lentamente, vedo l’aletta aperta per cui forzo subito il recupero il modo da fissargliela bene nel fianco. A questo punto l’ultimo tentativo disperato di fuga con cui si lacererà un po’ (motivo per cui al rientro ho ri-limato l’aletta), ma dopo pochi secondi è tra le mie mani.
Se non avessi cambiato strategia non avrei mai fatto queste catture (anche la corvina in acqua non bassissima), per cui meglio non fossilizzarsi troppo monoliticamente sulla strategia di pesca che per forza pensavamo giusta per quel giorno, sperimentiamo anche altro!
ps: non mi resta di decidere come cucinarlo, le sue carni al forno o a carpaccio non mi hanno garbato un granché, proverò a farne polpette, altrimenti non mi resterà che accopparli solo per un altruistico pensiero verso i miei amati cefaloni!