Al festival della saggistica di Fano nel suo libro per l'infanzia sulla preistoria, Elisabetta Serafini scrive che la caccia era un gioco di squadra al quale partecipavano anche le donne (mentre i bambini imparavano stando a guardare). In una illustrazione del libro appare il passaggio evolutivo da scimmia a Homo sapiens come discendenza diretta e non come accettato da tutti gli scienziati da un progenitore comune delle scimmie antropomorfe. L'evoluzione è a cespuglio e noi umani non discendiamo dalle scimmie!!!
E' chiaro che nel tentativo ideologico della <parità dei sessi> mancava ancora che la donna era una <Diana cacciatrice> meglio dell'uomo. L'iconografia romana di rappresentare la caccia con una donna avvenente a seno nudo che impugna un arco è puramente simbolica : la caccia, per il cacciatore è attraente come una bella donna!
Così dopo Mario Tozzi che in televisione come commentatore scientifico raccontava che l'uomo non era un cacciatore ma solo una preda che fuggiva perennemente dai predatori, stravolgendo la storia del nostro passato, ora arriva la preistoria raccontata da una femminista che invidia e defrauda il maschio della nobile arte della caccia. Come facesse il nucleo preistorico umano a organizzare la propria vita sotto il profilo della caccia <familiare> (con i bambini che stanno a guardare) è veramente fantasioso ...
Come è fantasiosa l'immagine di killer vestiti di nero che gli ambientalisti attribuiscono alla nostra immagine!
