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le pinne
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ARGOMENTO: le pinne
#69
le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
le pinne quando si pesca profondi meglio medie o soft?
giuseppe71
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#72
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
Aggiungo anche qualche altra domanda per il Maestro.

1) La durezza delle pinne in rapporto all'impiego (come da richiesta di giuseppe71).
2) Il ruolo della larghezza della pala nell'uso e scelta delle pinne.
3) La scelta del materiale in rapporto alla rumorosita'... ha senso parlarne?
4) Quali dettagli guardare per scegliere la pinna per le proprie carateristiche?

Grazie

Mario
ArbaArba

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#73
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
1:lepinne ideali per la pesca in acqua bassa, diciamo fra i 2metri e 11 metri meglio carbonio o plastica? diciamo l'aguato fra le rocce con mare mosso quando si urtano fra gli scogli.
giuseppe71
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#75
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
secondo me' non esiste la pinna migliore,o meglio!esiste l'attrezzo che meglio si adatta alle nostre gambe,alla resistenza che abbiamo,in rapporto alla forza muscolare ,che deve garantire,non forza esplosiva,ma forza relativa.
la forza esplosiva ,la sia ha prendendo come riferimento un dentice catturato.
dopo lo scatto rabbioso,le forze vengono a mancare,e quindi non ha senso ottenere una performance atletica ottima in uno o 2 tuffi come magari, si puo' ottenere in un record di profondita',ma bensi', la pinna deve garantire una forza relativa ,ossia costate in rapporto allo sforzo, garantendo continuita' nel moto,senza perdere colpi,per prima come causa , il cedimento della struttura muscolare esposta a tensione costante.
ogni individuo,e' dotato di 2 tipi di fibra,quella rossa,e quella bianca,quella rossa,e' piu' presente nei polpacci,poiche' tale muscolo,deve garantire il sostegno del peso corporeo,e di poter camminare,mentre i femorali posteriori,tendenzialmente sono piu' ricchi di fibre bianche ,dette anche fibre ad alta resistenza.
il loro reclutamento in fase di lavoro,e' prettamente neurale,esse si attivano quando i muscoli bruciano e non ce la fanno piu'.
il cervello quando si accorge che i pistoni(muscoli),non ce la fanno,recluta come ultima risorsa questo tipo di fibra.
i soggetti con muscolatura ricca di fibre bianche ,hanno meno difficolta' ad utilizzare pinne piu' rigide,e sono anche piu' forti come risposta muscolare generica,rispetto un individuo con fibra rossa,questi ultimi,sono piu' deboli ,anche se il volume di massa del muscolo e' maggiore,e la loro inferiorita', si evidenzia in termini di resistenza a sforzi prolungati.
le fibre bianche ,non crescono,ne' si moltiplicano,sono un eredita' genetica.
tutto sto bel discorso,per dire che la pinna va'adattata alla gamba,quindi la pinna ideale,e' quella che riesce a far lavorare al meglio i 2 tipi di fibra muscolare ,ottimizzando il rendimento di un individuo con maggiori fibre rosse,e aumentando in maniera evidente le performance di chi invece ha un numero di fibra bianca superiore.
fabio.carozzino
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LA TECNOLOGIA DEVE AIUTARE L’UOMO A MIGLIORARE LA QUALITA’ DELLA SUA VITA , E NON, COME SPESSO ACCADE, A PEGGIORARLA!
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#77
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
La mia generazione è passata dalle pinne con la pala in gomma a quella in tecnopolimero, infine a quella con la pala in composito di fibra di carbonio.
Nel primo video Agguato Profondo (’96) mi immergo con le pinne di una ditta spagnola (Copino) la cui pala era in tecnopolimero: con queste , si vede, riesco a raggiungere in assetto costante profondità notevoli per la pesca subacquea.
Alla fine della mia attività di nuotatore agonista ho praticato anche il nuoto pinnato senza grandi risultati perché la mia impostazione da nuotatore puro favoriva la spinta delle braccia mentre al contrario, nel nuoto pinnato serviva una grande impegno muscolare delle gambe.
Questa premessa per evidenziare che il mio ruolo di progettista di questi attrezzi non è casuale e non occasionale, insomma prima non mi occupavo di paracadutismo o di ciclismo ma mi sono sempre occupato di nuoto, nuoto subacqueo e nuoto pinnato.
La competenza per un produttore è un valore aggiunto troppo spesso trascurato dal cliente che si lascia ingannare dalla pubblicità di un mercato, quello della pesca subacquea, dove ogni negozietto si mette a produrre una pinna col suo marchio e la millanteria di prestazioni eccezionali.
Scusa caro Giuseppe se nella mia risposta al tuo quesito come a quello posto da Mario,e all'intervento di Fabio, mi sono dilungato in questa premessa, ma è il mio primo intervento sulle pinne e ho ritenuto opportuno a tutti i lettori del forum far presente questa realtà: anche se sono l’ultimo arrivato nella produzione delle pinne, ciò non vuol dire che sono il meno competente …
Annuncio inoltre che nella parte riservata e accessibile solo ai miei clienti proseguirà la pubblicazione del mio trattato sulla pala asimmetrica che avevo temporaneamente sospeso.

Venendo alla tua domanda su quali sono le pinne migliori per la pesca nel basso fondo devo risponderti laconicamente: dipende dalla qualità del prodotto e dalla competenza della ditta che le ha costruite.
E’ un po’ come la questione se è meglio l’arbaléte in legno o in tubo di alluminio o ancora meglio in carbonio.
Il fucile per la pesca subacquea come la pinna si può realizzare con materiali diversi, ma la qualità del prodotto dipenderà dal “progetto” nel quale la scelta del materiale è una componente importante..
L’evoluzione della pinna che ho descritto brevemente nella mia introduzione ha comunque una sua logica : la pala in gomma assorbiva e dissipava buona parte del lavoro muscolare del nuotatore mentre quella in tecnopolimero,dal punto di vista del rendimento della spinta, era sicuramente un passo in avanti, alla fine però, la pala in composito di carbonio ha mostrato il miglior rendimento propulsivo. In questa evoluzione si è favorita la leggerezza del prodotto (meno fatica per la gamba) e l’efficienza della spinta in rapporto al lavoro muscolare.
Ora bisogna riflettere se nella pesca nel basso fondo queste qualità della pinna moderna con la pala in carbonio è così necessaria e funzionale. A mio avviso lo è !
Con la pala in composito di fibra di carbonio il nuotatore fa meno fatica perché è più efficace (“spinge” di più ). Anche nel basso fondo riuscire a stare più tempo sott’acqua perché si consuma meno ossigeno nella spinta delle gambe è importante, non solo per l’efficacia dell’azione del pescatore ma anche per la sua sicurezza.
Spesso chi pratica questa pesca percorre tratti molto lunghi della fascia costiera, la loro prima reazione quando passano dalla pinna con la pala in tecnopolimero a quella in composito di carbonio è dire : Mi sono stancato molto meno ! Uscire dall’acqua con le gambe non affaticate è un fatto positivo soprattutto se pensiamo che si può nuotare per un tratto più lungo, avere più occasioni di incontri con le nostre prede
Insomma la pala in composito di fibra di carbonio costa di più, a volte, della intera pinna (scarpetta e pala ) con pala in tecnopolimero, ma la differenza si apprezza…
E’ un po’ come correre con delle scarpacce o correre con delle scarpe leggere e ben progettate
Giodap
Giorgio Dapiran
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Funzione psicologica della caccia subacquea

Occupare il proprio tempo libero nel procurarsi il cibo riavvicina l’uomo alle occupazioni esistenziali primitive che hanno determinato lo sviluppo della sua psiche.
E’ un momento di ri-appropriazione delle funzioni esistenziali primarie, di superamento dell’alienazione che caratterizza le moderne popolazioni urbanizzate
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#78
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
HO LETTO CON ATTENZIONE LA TUA RISPOSTA, QUINDI COSA MI CONSIGLI DI ACQUISTARE, STANDARD HO PROF. SONO ALTO 1,73 PESO 83KG HO MOLTO ALLENAMENTO PERCHE PESCO MOLTISSIMO A NUOTO IN ACQUA BASSA TRA I 2 E I 11 METRI, PESCO PROFONDO TRA I 16 E I 26 METRI. PENSAVO DI PRENDERE LE STANDARD. E UN GIUSTO COMPROMESSO SECONDO TE?
giuseppe71
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#81
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
Giuseppe riguardo l’argomento che hai postato e sul tuo intervento successivo ora entro nel merito del progetto del mio prodotto: la pala asimmetrica standard e prof .
Ti chiedo di dimenticare tutto ciò che hai letto sulle pinne perché le mie opinioni sono in netto contrasto con quello che è stato scritto sull’argomento come ad esempio che la pinna (come protesi umana per il nuoto) per un suo studio progettuale non è assimilabile alla pinna caudale di un pesce , se mai a quella dei mammiferi subacquei.
Adesso mi chiedo la differenza funzionale che c’è tra la pinna caudale di una balena di un delfino o di una nutria e quella di un pesce…comunque siccome per me l’osservazione della pinna dei pesci è fondamentale per capire il funzionamento del nostro attrezzo per il nuoto ti chiedo: hai mai visto pesci piccoli con pinne grandi ? Lasciamo da parte ad esempio i pesci della barriera corallina , prevalentemente stanziali che fanno della coda uno strumento di selezione sessuale, nel restante dei casi ogni coda è proporzionata alla massa del corpo del pesce che deve spingere . Pur nella differenza della specializzazione del nuoto che è specifico di ogni specie, le code anche di varie forme sono proporzionate al resto del corpo secondo una legge matematica ben precisa: la quantità di moto del corpo che avanza (M * V con M massa del corpo del pesce e V la sua velocità di avanzamento) è uguale alla quantità di moto della massa d’acqua che viene spinta dalla coda dalla parte opposta ( m * v con m massa d’acqua spinta nella direzione opposta all’avanzamento e v la sua velocità ). Quindi essendoci dei limiti idrodinamici nelle massime velocità di spinta raggiungibili da una coda, in ultima analisi, la massa d’acqua in spinta determina la quantità di moto del pesce in avanzamento e infine la sua velocità . Siccome la massa d’acqua messa in movimento dalla coda è determinata dalle sue dimensioni (per ora non affrontiamo l’argomento delle forma), in linea di massima code grandi se supportate dalle opportune masse muscolari producono grandi velocità di avanzamento.
Certe specie hanno l’esigenza di nuotare velocemente ed hanno adottato code più grandi in rapporto al corpo o hanno sviluppato un corpo particolarmente idrodinamico (hanno ridotto le resistenze idrodinamiche che si sviluppano nel loro avanzamento), ho semplificato un discorso complesso con una casistica molto ampia e varia.
Questa legge fisica si applica anche al nuoto umano ed era ciò che insegnavo ai miei allievi quando per dodici anni ho svolto la mia attività di allenatore di nuoto agonistico.
Partiamo perciò dal presupposto che ogni individuo, in rapporto alla sua massa dovrebbe avere delle dimensioni precise per la sua bi-pinna, io ho ridotto a due soli tipi le dimensioni della pala che un uomo può impiegare nel nuoto pinnato: quelle della Standard e quelle della Prof , rispettivamente 70 cm circa di massima lunghezza per 21 cm circa di larghezza massima e per la prof 75 cm circa di lunghezza per 25 cm circa di larghezza massima, cui corrispondono masse d’acqua in spinta di diverse entità. Un uomo di grandi dimensioni o con una muscolatura particolarmente robusta (o allenata) userà la pala di dimensioni maggiori (peso corporeo 90 kg circa) mentre un uomo di corporatura media o piccola (70 kg di peso ) o con gambe poco allenate userà la standard.. Queste valutazioni così espresse non sono rigorose ma di carattere empirico e fortemente approssimative perché conta molto anche il gesto atletico e la sua dinamica; restringere tutti i nuotatori in sole due categorie di pala impiegabile è fortemente riduttivo, me ne rendo conto. Per esperienza però posso dire che questa classificazione “funziona” la conferma dei clienti ne è la miglior riprova. Senza approfondire l’argomento tengo a precisare che la rigidità della pala è la stessa in entrambi i modelli.
Giuseppe ora sta a te decidere in quale categoria rientri e soprattutto se “ hai la gamba” per usare la prof
Devo dirti che a inizio stagione quando non sono allenato uso la standard mentre ora sto usando la prof. , ho le gambe allenate ma sono anche un nuotatore anziano
Giodap
Giorgio Dapiran
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#85
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
fabio.carozzino ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:
secondo me' non esiste la pinna migliore,o meglio!esiste l'attrezzo che meglio si adatta alle nostre gambe,alla resistenza che abbiamo,in rapporto alla forza muscolare ,che deve garantire,non forza esplosiva,ma forza relativa.
la forza esplosiva ,la sia ha prendendo come riferimento un dentice catturato.
dopo lo scatto rabbioso,le forze vengono a mancare,e quindi non ha senso ottenere una performance atletica ottima in uno o 2 tuffi come magari, si puo' ottenere in un record di profondita',ma bensi', la pinna deve garantire una forza relativa ,ossia costate in rapporto allo sforzo, garantendo continuita' nel moto,senza perdere colpi,per prima come causa , il cedimento della struttura muscolare esposta a tensione costante.
ogni individuo,e' dotato di 2 tipi di fibra,quella rossa,e quella bianca,quella rossa,e' piu' presente nei polpacci,poiche' tale muscolo,deve garantire il sostegno del peso corporeo,e di poter camminare,mentre i femorali posteriori,tendenzialmente sono piu' ricchi di fibre bianche ,dette anche fibre ad alta resistenza.
il loro reclutamento in fase di lavoro,e' prettamente neurale,esse si attivano quando i muscoli bruciano e non ce la fanno piu'.
il cervello quando si accorge che i pistoni(muscoli),non ce la fanno,recluta come ultima risorsa questo tipo di fibra.
i soggetti con muscolatura ricca di fibre bianche ,hanno meno difficolta' ad utilizzare pinne piu' rigide,e sono anche piu' forti come risposta muscolare generica,rispetto un individuo con fibra rossa,questi ultimi,sono piu' deboli ,anche se il volume di massa del muscolo e' maggiore,e la loro inferiorita', si evidenzia in termini di resistenza a sforzi prolungati.
le fibre bianche ,non crescono,ne' si moltiplicano,sono un eredita' genetica.
tutto sto bel discorso,per dire che la pinna va'adattata alla gamba,quindi la pinna ideale,e' quella che riesce a far lavorare al meglio i 2 tipi di fibra muscolare ,ottimizzando il rendimento di un individuo con maggiori fibre rosse,e aumentando in maniera evidente le performance di chi invece ha un numero di fibra bianca superiore.


Non prendertela, ma stai facendo un pò di confusione tra fibre e sul loro funzionamento. E' naturale che succeda, sopratutto perchè l'argomento è vasto e poco studiato, sopratutto in relazione all'apnea. Il nostro è l'unico sport per il quale ancora non si conosce che allenamento seguire per ottenere i risultati voluti, cosa che non accade per un velocista o per un giocatore di pallavolo, giusto per fare un esempio.
Le fibre bianche o rosse non si attivano a caso, nè tantomeno quando si finisce uno sforzo partono le altre, o meglio è troppo restrittivo definire la cosa in questi termini.
Le fibre si dividono in due tipi:
- Tipo I (Rosse o lente)
- Tipo II (Bianche o veloci - si suddividono in IIa e IIb)

Le fibre rosse sono lente e vengono impiegate nei lavori in cui serve la resistenza e per lunghi periodi di tempo. Esempio tipico la maratona o la corsa base (quella lenta che di solito si fà come base atletica o per perdere peso) (una bella dinamica di 75m)

Le fibre bianche sono a contrazione veloce e si sfruttano sui lavori potenti e di breve durata. Esempio tipico uno scatto sui cento metri (la partenza di un tuffo in assetto costante, quando siamo positivi e dobbiamo vincere la spinta idrostatica).
Le IIb sono le più veloci, le IIa sono una via di mezzo.
La conversione tra fibre è possibile, si è potuto osservare, con un allenamento mirato, la conversione di fibre IIb in IIa.
Non si sà se sia possibile convertire fibre di tipo I in tipo II, ma non si esclude che con un lungo processo di allenamento non posso verificarsi.
In ogni muscolo sono presenti entrambi i tipi di fibre anche se in percentuali differenti, inoltre variano da persona a persona.
In soldoni il polpaccio di Andrea ha differente percentuale di fibre bianche del polpaccio di Piero.
Non mi addentro oltre in un argomento molto più articolo in un post fuori topic.

La superiorità del carbonio è indiscussa rispetto al tecno polimero. Tuttavia si contrappone alla sua fragilità, per cui nel basso fondo bisogna stare attenti. Sicuramente è un problema che non si pone in profondità.
La scelta delle pale standar rispetto alle prof è un personale, dipende dalle abitudini e sicuramente dall'allenamento. Probabilmente chi si allena in piscina non avrà problemi ad usare le prof anche nel basso fondo, idem per chi è abituato ad usare dure pale in tecnopolimero.
Concludo con una domanda per il Maestro.

Come mai ha deciso di produrre le pale con un'unica durezza?
k_mallok

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#90
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
Caro k_Mallok dato che hai maltrattato Fabietto sull’argomento delle fibre muscolari (potevi semplicemente mettere un chiarimento al riguardo, comunque sarebbe stato fuori topic e avresti potuto innescare un flame), ti faccio presente che la durezza, come proprietà di un materiale, nel caso delle pinne è un termine improprio. Chiamiamola rigidità a flessione, o semplicemente rigidità (la durezza è un’altra cosa..) vedi ognuno di noi per cultura o per lavoro ha competenze diverse e a volte può esprimere concetti errati o impropri.
In verità, tu hai usato il termine “duro” che usano tutti intendendo rigido , lo si fa anche per un altro nostro attrezzo…che nelle migliori delle ipotesi, appunto, non è duro bensì rigido.
Preambolo a parte, anche sulle pinne ho applicato il metodo della videocamera studiando come lavora la pala frame by frame. Ho notato che la configurazione deformata della pala che dava la spinta migliore era quella che poneva la parte del bordo di uscita perpendicolare alla direzione del nostro avanzamento subacqueo. Ho notato ancora che nel caso la pala fosse troppo flessibile tendeva a fare un “ricciolo” (a curvarsi troppo ) e a spingere in avanti nel kick down invece che in basso come dovrebbe, difetto che porta il corpo del subacqueo a ondeggiare avanti e indietro mentre ritorna in superficie. Nel caso fosse troppo rigida invece la componente di spinta verso il basso è modesta , fai molta fatica ma produci poco avanzamento. Queste cose le ho espresse anche nel mio trattato sulla pinna che come ho anticipato riprenderò ad uso esclusivo dei miei clienti nell’area riservata (più avanti ora stiamo tutti o quasi tutti pescando e abbiamo poca voglia di scrivere e di leggere, ma quando ci sarà mare mosso e farà freddo..)
In conclusione c’è solo una rigidità della pala che va bene quella che la mette in condizione di avere la maggior superficie possibile di spinta perpendicolare alla direzione dell’avanzamento del subacqueo.
Ho creato due pale che hanno diverse ampiezze di superficie di spinta per ottimizzare la pinneggiata di nuotatori di grande massa o di grande forza muscolare e come è mio metodo ne ho osservato e studiato il funzionamento con la videocamera. Ti posso dire ancora che il mio lavoro di ricerca sulle pale è durato tre anni e sono passato attraverso materiali e fornitori diversi prima di uscire sul mercato.
Giodap
Giorgio Dapiran
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#95
Re:le pinne 14 Anni, 8 Mesi fa  
Non era mia intenzione maltrattare fabio, volevo solo chiarire il suo post perchè l'ho trovato un pò confusionario. In ogni caso mi scuso se sono sembrato un pò antipatico.

"in medio stat virtus".
Grazie del chiarimento.
k_mallok

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