Torno su un argomento già affrontato piú volte precedentemente, il nodo, le soluzioni trovate in passato in precedenti topics non mi furono soddisfacenti ed ho cercato di trovare una buona soluzione idrodinamica e soprattutto resistente a questo vero tallone d'Achille del montaggio sagolino-asta.
Lo spunto di questa ricerca pratica, é stato scaturito da un documentario televisivo sui primissimi pionieri della pesca con lenza al tonno rosso, allora considerata impossibile, un medico italiano studió e recinse un determinato metodo di montaggio consapevole che a Port de Buc in fr c'era giá chi riusciva a pescare tonni giganti con la canna. L'importanza di questo montaggio, l [file/] [file/] a chiave della riuscita, era interamente portata sul nodo...proprio come nel nostro caso.
Metodo sperimentale:
1)Tagliare piú spezzoni dello stesso tipo, marca e invecchiamento filo nylon 140/100.
2) praticare un cappio alle estremitá di ogni spezzone con lo stesso metodo e tecnica.
3) Agganciare un cappio ad un moschettone sul soffitto.
4) Con l'ausilio di un tondino d'acciaio passato nel secondo cappio esercitare una trazione lentamente progressiva < = al peso di una o due persone fino alla rottura del montaggio in questione.
30m di filo consumato circa 45 test effettuati..quali sono i risultati?
Innanzitutto torniamo al dilemma, nodo o sleeve?
Lo sleeve rimane molto allettante poiché di facile e rapido inserimento, inoltre resta molto idrodinamico.
I primi test furono portati sullo sleeve, due tipi di sleeve, uno per nylon 150/100 di nota marca d' articoli
inox per pescasub e l'altro piú lungo sempre per nylon 150/100 di nota marca articoli pesca al grosso.
Le sleeve é stato testato con svariati metodi di compressione e con l'ausilio di specifica pinza a sleeves.
Inizialmente il cappio, sleeve non troppo stretto per preservare il filo, scivolava, si restringeva, poi gli sleeves furono inseriti a regola d'arte : non troppo stretti alle estremitá, la superfice d'attrito pulita con acetone, l'estremitá di filo in eccesso allargata a caldo come si fá sui nodi..ecc..
Uno sleeve sufficentemente stretto ad impedire lo scivolamento schiaccia troppo il nylon al suo interno e quest'ultimo perde granparte della sua resistenza ed i risultati sono alquanto deludenti, in alcuni casi la rottura avviene ad una forza non lontana d' addirittura la metá della resistenza dichiarata dal produttore
del nylon.
Il nodo:
Inizialmente i nodi verificati sono stati quelli piú comuni a molteplici spire, i derivati del biggame, tutti quelli precedentemente discussi, trovati su you tube e google IT e FR..ecc...
Qualsiasi nodo si é dimostrato decisamente migliore dello sleeve per quello che concerne la
conservazione dei valori meccanici del nylon, tuttavia i valori trovati non erano soddisfacenti, la rottura si situava ancora troppo al di sotto della resistenza del nylon dichiarata dal produttore.
Dopo molteplici prove con nodi +/- sofisticati il risultato rimaneva mediocre ed ho deciso di studiare in
maniera ravvicinata il punto di cedimento del filo dopo rottura e durante la trazione da 0 a +100Kg.
Ne é venuto fuori, contrariamente a quello che si potrebbe immaginare, che nel caso di un nodo a cappio
con molteplici spire su filo nylon rigido di grosso diametro (é importante precisare poiché i fili da pesca piú fini generano tutt'altre reazioni meccaniche e sicuramente non valgono dei stessi principi) se il numero di spire o giri é troppo elevato la forza non riesce a distribuirsi correttamente in tutto il nodo e si concentra nella prima spira piú vicina al cappio scaturendo deformazione eccessiva e rottura di quest'ultima.
Dunque, dopo queste constatazioni sono tornato a sperimentare la resistenza di nodi semplici, cioé cercare la miglior resistenza scendendo al piú semplice nodo invece di, come illudevo, salire al piú
complesso.
Scendendo le prove da nodi piú complessi ai meno complessi avevo effettivamente trovato il miglior risultato sul cappio svolto con semplice nodo (tipo nodino, giro semplice, ma con filo addoppiato)
sistemando correttamente le spire, in modo che restino adiacenti e non accavallate prima di stringerlo definitivamente.
Il cappio semplice si é dimostrato il migliore in resistenza e rimane decisamente affidabile.
Inoltre, la caratteristica del semplice nodo lo rende piccolo e nel nostro caso gioca a vantaggio dell'
idrodinamicitá.
Tuttavia sono riuscito a scovare il non plus ultra dei nodi per questo specifico scopo:
How to Tie a Perfection Loop Fishing Knot
m.youtube.com/index?desktop_uri=%2F%3Fgl.../watch?v=Qlbv_8s7dPg
Questo nodo si é dimostrato decisamente il migliore in resistenza (la resistenza del filo non si allontana molto dai dati produttore) e dimensioni (idrodinamicitá).
Per me il discorso di sleeve, nodi, quali..ecc..é finalmente chiuso e mi ritengo pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti, ho capito anche il perché di tutte quelle rotture con lecce e ricciole anche avendo avuto l'impressione di non aver influito con una forza di trazione vicina ai 100Kg.
Logicamente per la pesca strettamente esclusiva a pesce bianco medio-piccolo anche lo sleeve rimane piú che valido, sufficentemente resistente, pratico e idrodinamico.
Piccolo consiglio: stringere il nodo (logicamente dopo averlo bagnato) con piccole trazioni alternate non esagerate tra il braccio destro e quello sinistro tenendo tuttavia simultaneamente i due bracci in continua tensione fino a che sia ben compatto, praticare la solita bella testina schiacciata a caldo senza scaldare le spire del nodo.