Ragazzi, c’è un po’ di confusione in giro
L’emottisi non è la conseguenza di una risalita veloce, della glottide chiusa o aperta in risalita ma semplicemente di immersioni profonde (e sulla profondità tutto dipende dalla persona in questione, nel senso che possono essere sufficienti anche pochi metri) fatte senza il dovuto “riscaldamento”. Di nuovo senza scendere nei particolari, se forziamo la discesa, operando magari compensazioni faticose, dove spingiamo molto con il diaframma, oppure se siamo arrivati sul fondo e, per stanare una cernia, facciamo grossi sforzi ,quello che succede a livello polmonare è un leggero scollamento tra le cellule che delimitano gli alveoli con conseguente passaggio di sangue nel lume alveolare (il tutto causato da un aumento della pressione, leggete fino in fondo…..). E’ una piccola abrasione che si richiude quando risaliamo. Il sangue è passato e arrivato in superficie lo sputeremo. Psicologicamente, almeno le prime volte, è una cosa molto fastidiosa, poi, capito quello che è successo, se ricapita, altro non c’è da fare che darsi del coglione. La prevenzione di questo incidente si fa facendo 4-5 immersioni in poca acqua (max 4 metri) prima di impegnarsi in tuffi più profondi.
OVVIAMENTE se siamo ad inizio stagione non si può pensare di fare i 4 tuffi suddetti e poi via a 30 metri. Le strutture deputate al blood shift vanno “allenate” per cui ci vuole gradualità nell’approccio alla profondità, non solo giornaliera ma stagionale.
Ho letto poi che in risalita la glottide va tenuta aperta per permettere all’aria di uscire dalla bocca perché aumenta la pressione. Quando scendiamo i polmoni hanno un tot di aria che, sotto l’effetto della pressione si comprime, in risalita la stessa aria si espande, ma non è che se ne crea di nuova; semplicemente i polmoni tornano al loro volume iniziale, tutto li. Forse il problema potrebbe verificarsi con chi “carpa” ma questo è un altro argomento.
Tornando un momento all’emottisi, la compensazione forzata, lo sforzo per stanare una cernia, quelli si che determinano un aumento della pressione intraalveolare che poi “strappa” l’alveolo stesso.
Quindi serve solo gradualità nell’approcciarsi alla profondità e, una volta che la stagione “profonda” è iniziata, non scordarsi mai di fare quei 4-5 tuffi in max 4 metri di fondo per “scaldare i polmoni”.
Per il resto…….
Boccaglio in bocca o no: mai il boccaglio in bocca in discesa o risalita (oltre alla didattica AA ma li avete visti i video di Giorgio? Quando scende dove lo mette il boccaglio?).
Ciucciare l’aria dalla maschera: lo faccio anch’io ma cercate di mantenere la glottide aperta (e non è facile) sennò rutti!!!!!
In uscita dal tuffo impegnativo sempre un piccolo espiro ed una inspirazione profonda, seguita da una decina di ventilazioni profonde.
Sempre in due-tre in mare e se il tuffo è impegnativo è bene che il vostro compagno vi venga incontro negli ultimi 10-15 metri.
Seguire un corso di apnea: ve lo consiglio nel modo più assoluto e vi consiglio la didattica AA. Per i fucili e le pinne sappiamo a chi rivolgerci per avere il meglio sulla piazza
;)quindi........