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C’è un limite meteo-marino nell’applicazione dell’agguato dalla superficie come strategia di pesca subacquea: le condizioni di mare calmo.
Procedere nell’esplorazione di un tratto di costa restando nascosti alla percezione del pesce da tutte le asperità rocciose che si presentano è un aspetto fondamentale di questa strategia di pesca.
Con il mare anche leggermente mosso, restare con la spalla della mano che non impugna il fucile a contatto con le rocce è praticamente impossibile. C’è il vantaggio di avere una <copertura> al rilevamento sensoriale dei pesci nel rumore prodotto dal frangersi delle onde sulle rocce, che può essere sfruttato cambiando strategia, infatti con moto ondoso importante si passa all’agguato nel basso fondo.
Molto spesso nel praticare l’agguato dalla superficie si tende a <saltare> alcune zone che riteniamo non siano interessanti per l’incontro con un pesce: ci avviciniamo a un punto topico, ad esempio uno sperone di roccia, senza attuare una reale <copertura> al nostro avanzamento. Noi supponiamo che l’ostacolo roccioso tra noi e le eventuali prede ci <nasconda> alla loro percezione, ma trascuriamo un fenomeno fisico che invece ci farà scoprire miseramente.
Ho già parlato in un video della riflessione delle onde sonore prodotte dal nostro corpo in movimento sulle rocce che si trovano più al largo: l’onda riflessa arriverà con una certa inclinazione all’organo acustico o ai sensori della linea laterale del pesce. Se l’avanzamento avrà superato il limite della <velocità non aggressiva> ci affacceremo oltre lo sperone di roccia, che pensiamo abbia nascosto il nostro arrivo, constatando che tutti i pesci si sono già dati alla fuga! L’onda sonora riflessa prodotta dal nostro avanzamento li avrà avvertiti dell’arrivo di un predatore e a noi resterà il dubbio su cosa abbiamo sbagliato.
Un altro fenomeno fisico può influenzare il rilevamento della nostra presenza:
La superficie del mare, quando questo è calmo, funziona da specchio per gli animali che si trovano vicino al fondo, lo avrete notato quando spostandovi rasente il fondale rivolgete lo sguardo verso l’alto in cerca di uno di quei pesci che nuotano a pelo d’acqua (spigole, cefali, lampughe, barracuda ecc.): il limite fra acqua e aria per la differente densità dei due mezzi fisici diventa uno specchio!
Attraversando una baia che avete considerato poco interessante, avvicinandovi alla classica punta rocciosa dietro la quale avete sempre avvistato qualche pesce interessante, verrete scoperti per la vostra immagine riflessa dalla superficie del mare diventata uno specchio.
In conclusione, abbiate sempre la pazienza di seguire lo sviluppo roccioso della costa cercando di tenere la spalla del braccio che non impugna il fucile quasi a contatto con le rocce
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