Di norma non mi piace citare il peso dei pesci (che sa tanto di “chicelapiulunghismo”), ma parafrasare il titolo della storico film comico era troppo allettante e mi fa riflettere sul fatto che sebbene la pesca più profonda mi affascini sempre (soprattutto per il dover interpretare e doversi adattare ad un fondale che spesso dall’alto si capisce a malapena, ma è sempre una scoperta che mi fa sentire come un esploratore lunare ad ogni discesa) le prede più belle le ho catturate entro i 10mt.
Altro fattore su cui riflettere sono gli orari delle catture, non più l’albissima, com’ero solito iniziare a pescare fino a poco tempo fa, ma orari più “comodi”.
Sono giunto alla conclusione che per chi come me (ed altri anche in questo forum) deve farsi 2 o 3h di auto per arrivare sul luogo di pesca, non è detto che essere in acqua alle prime luci sia sempre la risposta migliore alla voglia di cattura e caccia. Partire nel cuore della notte con poche ore di riposo (muscolare e mentale, indispensabile per affrontare una proficua giornata di pesca) , il rischio di un assonnato viaggio d’andata (ma soprattutto di ritorno) in primis non mi permettono di sfruttare (venatoriamente) fino in fondo quella purtroppo rara giornata di evasione che mi posso concedere (adesso riesco anche a fare sessioni di 6/7h continuative, con punte di quasi 8 e mi sembra di essere tornato indietro a quando ero bambino che mi dovevano tirare fuori dall’acqua a forza con le dite supermarce!) ed in secondo luogo mi rendono meno lucido in quelle pochissime occasioni di cattura che si hanno durante i periodi più freddi dell’anno.
Per cui anche questa giornata di pesca comincia verso le 9, ma lo scotto che si può pagare riposandosi un po’ di più, è come in questo caso vedere già uscire qualche collega che mi ha (facilmente) anticipato, ma poco male, Io ho tanto tempo per divertirmi e cercare di portare a casa qualcosa di buono. Nelle prime immersioni noto una fitta mangianza, ma nulla di significativo si palesa. Passano così le prime 2 ore di pesca, quando qualcosa inizia a cambiare (nei periodi più freddi, anche i pesci credo preferiscano attivarsi nelle poche ore del giorno in cui l’acqua si scalda di qualche decimo). Ho una prima occasione su un barracuda di un paio di chili che però mi spunta da dietro mentre sono sul fondo all’aspetto e cercando un difficile tiro tardivo di coda dal basso verso l’alto padello quasi inevitabilmente…ma mentre ricarico il Saber 80 un grande branco di dorini incrocia la mia posizione. Era tempo che non vedevo un branco così numeroso, una volta consueto, oggi invece raro, ma il fucile non è ancora pronto, riesco a caricare un solo elastico, colpisco uno degli ultimi pesci del branco, ma purtroppo si strappa. Peccato, le prime due chances le ho mancate ed in questo periodo non è detto che ne avrò molte ulteriori, ma anche in questa occasione mi rendo conto che oggi per prendere qualunque pesce bisogna fare tutto in maniera pressoché perfetta, non esistono più i pesci facili o tonti di una volta.
Il tremoclino è ancora alto, per cui i pesci stazionano entro i primi 7/8mt, mentre l’inferiore taglio freddo è popolato solo da pescetti, anche le prime due occasioni avute erano di pesci nei primi metri per cui insisto nella batimetrica al limite del termoclino sperando di fare nuovi incontri. Le azioni si svolgono tutte partendo dalla costa cercando una discesa mimetica per poi guadagnare lentamente la profondità termica limite, intervallando momenti di agguato ad aspetti in posizioni troppo aperte per cercare un agguato allo scoperto.
In una delle ripetizioni di questo schema di caccia, mi trovo sui soliti 7/8mt per un aspetto verso il mare aperto, ma ben coperto da due grossi massi che mi nascondono completamente ai lati. Passano pochi secondi da quando sono appostato che un pesce dalle dimensioni del tutto sproporzionate rispetto quelli finora incontrati si palesa dalla mia sinistra: è un bellissimo dentice. Il pesce si troverà a circa 2mt dalla mia posizione, è abbastanza tranquillo, non si è accorto della mia presenza, però quando mi appresto ad allungare ed irrigidire il braccio per scoccare il tiro, inizia a virare leggermente verso il largo, ma il colpo sta già partendo. Il Saber 80/7.5 con il suo doppio archetto propulsore lo colpisce, ma il tiro è talmente veloce e la reazione del dentice è talmente fulminea che non riesco a capire se l’aletta sia uscita, e fugge a velocità supersonica verso un’intricata franata, che decido di non frenare troppo non avendo visto la punta dell’asta, ma al contempo temo si possa intanare in un anfratto inespugnabile e soprattutto troppo pericoloso dentro cui doversi spingere (ho chiara memoria di chi purtroppo li dentro vi è rimasto). Solleva un incredibile polverone che non mi fa comprendere dove sia sia intanato e purtroppo ciò gli consente di rubarmi altri 3 o 4 mt dal mulinello. Guadagno la superficie tenendo in tensione il dyneema mentre il pesce cerca a furia di scodate di guadagnare altri metri di filo per infilarli sempre più profondamente tra i cunicoli. A questo punto decido di metter in tensione il pesce come si farebbe con una cernia intanata, per cui aggancio il cavallotto laterale ad un moschettone della plancetta e serro il mulinello, ora mi posso riposare qualche minuto mentre osservo le reazioni del pesce sul dyneema sperando in qualche segno di cedimento, ma noto subito che è riuscito ad incastrare il monofilo tra le asperità del fondo. Passato il minimo tempo necessario per recuperare le forze e smorzare gli effetti energivori dell’adrenalina, che sono pronto per capire quale sia la situazione impugnando la torcia, che non pescando in tana porto sempre a spasso inutilmente, ma questa volta forse mi potrà esser utile. La profondità è la stessa dello sparo, ma seguendo le tre passate di monofilo scopro che il pesce si è infilato di punta in un un antro cavernoso che mi obbliga ad entrare con tutto il corpo…e non vedo ancora la punta dell’asta e l’aletta, ma riesco ad illuminare solo il suo quarto posteriore e la sua grande coda. Decido quindi di afferrare l’asta all’altezza delle pinnette ed almeno bloccarlo tenendolo schiacciato sul fondo, quando finalmente vedo che l’asta penetrata poco sopra la pinna laterale destra lo ha trapassato completamente fino a sfondare la placca branchiale sinistra restando con l’aletta ben aperta (merito va anche alla modifica antichiusura che il Maestro effettua personalmente su queste alette accorciate), quindi decido di provare ad estrarlo non facendo il percorso a ritroso (una retro un po’ complicata visti gli spazi ed un pescione poco collaborativo), ma da un’uscita passante. Sono fuori dall’apertura e posso rivedere la luce, ma non ho fatto i conti con il mulinello che non cede un granché complice anche l’impiglio del monofilo nelle asperità delle rocce. Di certo non lo posso lasciare così fuori tana sull’asta libero di fare ciò che vuole per cui, prima di doverlo lasciare per guadagnare la superficie, con la stessa asta cerco di ammansirlo colpendolo appena dietro l’occhio. Il pesce sembra ormai vinto, dalla superficie ne vedo quasi tutto il corpo riverso sul fondo immobile, posso smollare il mulinello e andare a recuperarlo con più tranquillità. Nel tuffo successivo lo porto in superficie afferrandolo attraverso le branchie, ma mentre credo sia tutto finito mi accorgo che ancora non è morto e soprattutto non c’è più l’asta (che troverò poco dopo con il monofilo lacerato, probabilmente dalle rocce, 1 cm oltre la legatura), per cui lo sto trattenendo solo con le mani mentre ancora si dibatte, ma questa volta gli ultimi suoi spasmi causati da più precisi colpi di coltello mi consegnano definitivamente questo fiero combattente.
Quando qualche anno fa ebbi la fortuna di catturare una grossa orata con il minijedi maturai la decisione di aggiungere al suo allestimento standard il doppio archetto propulsore, poiché in quell’occasione l’asta da 7 non riuscì a trapassare il pescione, per cui sentivo la necessità di un boost di prestazioni aggiuntivo. Di recente ho acquistato dal Maestro il Saber 80/7.5 con l’esplicito obiettivo di usarlo a dovere con le rare, ma grosse prede che qualche volta si ha la fortuna d’incontrare nel basso fondo tra l’autunno inoltrato e la primavera…beh non speravo di avere così presto l’occasione giusta e questo fucile si è comportato esattamente come speravo, regalandomi un gran dentone!
) ma ti manifesto la mia invidia per un altro motivo...la possibilità di iniziare la pesca dalle 9.00 del mattino in poi
