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Reazioni di difesa del pesce
(2 Online) NicoVence91, (1) Ospite
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ARGOMENTO: Reazioni di difesa del pesce
#47663
Reazioni di difesa del pesce 11 Anni, 10 Mesi fa  
In questo breve scritto cercherò di analizzare come e perché reagisce il pesce alla nostra presenza e agli attacchi che esercitiamo nei suoi confronti.

E’ ovvio che tali reazioni rientrano nella categoria dell’allarme e di pericolo rilevati dal cervello su segnalazione degli organi sensoriali che innescano la paura.
Il meccanismo di valutazione del pericolo è specifico di ogni animale ed è stato programmato dall’evoluzione per ogni singola specie, si attiva su particolari segnali in entrata che gli etologi chiamano “stimoli segnale” che innescano particolari reazioni comportamentali e fisiologiche (che sono a tutti gli effetti degli stimoli incondizionati o innati).
Questi stimoli per un sarago può essere la vista di un predatore, ad esempio un grongo.
Insomma la specie preda riconosce il suo predatore, quasi sempre lo riconosce anche se non l’ha mai visto questo perchè l’evoluzione ha programmato il cervello del sarago in modo che riconosca la forma o l’odore del grongo.
A questi stimoli incondizionati si affiancano quelli appresi nella vita del pesce, quindi il luogo dove l’ultima volta è stato visto il predatore, il rumore che ha fatto ecc.

Noi cacciatori subacquei non rientriamo per certo negli stimoli incondizionati di allerta dei pesci perché la nostra presenza nell’ambiente subacqueo è relativamente recente , ma rientriamo sicuramente in quelli appresi e il rumore della nostra pompa cardiaca sarà di allerta per tutti i pesci che hanno assistito alla cattura di un cospecifico.

Ricordo a tutti che alcuni anni fa venne introdotta una pesca subacquea particolare, da noi chiamata “trainetta”: ci si faceva trascinare da un mezzo nautico guidando con la mano fuori dall’acqua un conduttore del mezzo, si inseguivano così i pesci che per le onde di pressione esercitate dall’elica alla fine si immobilizzavano sul fondo finendo facile preda del tiro dei nostri fucili. All’inizio questa tecnica di pesca molto discutibile sul piano etico, dava risultati incredibili: tutti i pesci rispondevano con gli stessi schemi di difesa che alla fine portavano alla loro cattura. Quasi sempre questa tecnica di pesca agiva sui branchi di pesci e ne catturava un esemplare.
Nel tempo il rumore dell’elica che si avvicinava è diventato un riflesso condizionato allertante, i pesci hanno associavato a tale rumore l’evento infausto dei cospecifici di cui avevano assistito alla cattura ed ora si danno alla fuga molto prima che diventi un pericolo reale. La redditività del prelievo con questa tecnica è così crollata ed oggi solo qualche nostalgico pelandrone che preferisce farsi trainare piuttosto che pinneggiare si vede ancora usare la “trainetta”.

Perciò, quando il cervello del pesce e il suo sistema di valutazione del pericolo, riceve dagli organi sensoriali uno o l’altro tipo di innesco (appreso o innato) ecco che libera modelli di comportamento che hanno dimostrato di essere appropriati per salvale la pelle.

Che tutto questo si inquadri anche in un comportamento emotivo è quanto mai evidente quando dopo un lungo “aspetto” (tecnica di pesca sub) il pesce finalmente ci scopre, nascosti tra le asperità del fondo, e come reazione rizza le pinne dorsali prima di darsi alla fuga.
Questa reazione che, ereditata successivamente dai mammiferi serve ad apparire più grandi delle reali dimensioni dell’animale impaurito per scoraggiare il predatore dall’attacco o quanto meno disorientare l’attaccante, nei pesci assume un’altra chiave d’interpretazione: qualunque attacco deve fare i conti con i raggi appuntiti che controllano i movimenti della pinna dorsale e che resteranno piantati nella bocca del predatore.
Può sembrare una interpretazione fantasiosa, ma mi è capitato di assistere all’empasse di un grosso dentice che non riusciva ad ingoiare un cefalo le cui spine della pinna dorsale erano rimaste piantate nel palato dello sparide. Non avrei scorto la scena se il dentice non avesse cominciato a dimenarsi disordinatamente per disincastrare la preda e se non fossi accorso in aiuto del povero dentice ponendo fine alla sua disavventura con il mio arpione. Ho fatto in tempo nella discesa in caduta sul grosso sparide di cogliere distintamente la situazione conclusasi con la cattura di due pesci con un tiro solo (il cefalo era proprio inchiodato nel palato del dentice).

E’ interessante notare come i meccanismi di difesa negli animali siano abbastanza simili e portino ad identici stati emotivi: la paura.
Si può concludere che gli animali in caso di pericolo hanno un numero limitato di schemi e di strategie per salvarsi:
Fuga
Immobilità
Aggressione difensiva
Sottomissione

Quando il segnale di pericolo arriva al cervello, attraverso il sistema nervoso autonomo partono i segnali che adattano il corpo dell’animale al comportamento più adeguato: aumenta il ritmo della pompa cardiaca, si innescano gli impulsi motori ed altro con il rilascio di ormoni, tuttavia ogni specie reagisce in maniera diversa anche se alla base troviamo schemi di comportamento simili tra specie molto lontane da un punto di vista evolutivo.

Il sistema neurale di difesa si è mantenuto intatto nel passaggio tra varie specie che si sono succedute e che lo hanno ereditato dai progenitori, per questo di fronte al pericolo reagiamo in maniera sostanzialmente simile, ad esempio: siamo tutti più o meno dei cacasotto.
Quante volte, con la nostra apparizione o dopo un tiro padellato abbiamo visto fuggire un cefalo in una nuvola di merda.

In conclusione i meccanismi della paura sono gli stessi per noi e per i pesci, anche noi abbiamo uno squalo che ci aspetta sempre in qualche angolo delle profondità marine e cela facciamo sotto al primo imprevisto segnale di pericolo.

Tutto sta nel non innescare il meccanismo della paura nelle nostre prede e come?

- I predatori arrivano veloci, e noi ci muoveremo lenti o staremo fermi.
- I predatori hanno colori su lunghezze d’onda luminose particolari (intorno ai 550 nm) e noi ci vestiremo con altre lunghezze d’onda, mimetizzandoci con l’ambiente.
- Nella corsa agli armamenti useremo attrezzi che tirano aste più lontano di quanto le nostre prede siano abituate a schivare
- Sfrutteremo le blind area visive dovute alla particolare disposizione degli occhi sul cranio.
- Rallenteremo il nostro battito cardiaco rilassandoci: le alte frequenze sono interpretate da tutti gli animali come segnale di pericolo.
Giodap
Giorgio Dapiran
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Ultima modifica: 20/05/2012 08:39 Da Giodap.


Funzione psicologica della caccia subacquea

Occupare il proprio tempo libero nel procurarsi il cibo riavvicina l’uomo alle occupazioni esistenziali primitive che hanno determinato lo sviluppo della sua psiche.
E’ un momento di ri-appropriazione delle funzioni esistenziali primarie, di superamento dell’alienazione che caratterizza le moderne popolazioni urbanizzate
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#47665
Re: Reazioni di difesa del pesce 11 Anni, 10 Mesi fa  
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andreasub
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#47672
Re: Reazioni di difesa del pesce 11 Anni, 10 Mesi fa  
Solo su questo forum alta tecnica in tutto grazie grande Giorgio
giancy
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Giancy
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#47683
Re: Reazioni di difesa del pesce 11 Anni, 10 Mesi fa  
La spigola, come molti predatori, ha un comportamento spiccatamente territoriale: ogni vibrazione che diventa un'onda di pressione rilevata dai neuromasti della linea laterale innesca una reazione di controllo, quindi un comportamento specifico. Questa ha la funzione di definire la sorgente dell'informazione sensoriale: se è prodotta da una preda (cibo) o da un predatore (pericolo).
La conoscenza del tipo di sorgente offre un chiaro vantaggio sia che si tratti di cibo (arriva per prima rispetto ad altri opportunisti in cerca di alimento)sia che si tratti di un pericolo in quanto evita di farsi prendere di sorpresa.
E' chiaro che la spigola che arriva a controllarti quasi sulla maschera ha colto un riflesso sui vetri oltre al rumore precedente che ha attivato il controllo territoriale, magari tu stavi girando la testa a tua volta nel controllare il circondario (la maschera non è fonte di alcun rumore).
E' chiaro inoltre che tale spigola non ha alcun condizionamento alla tua presenza ("vergine" come esperienze all'incontro con i sub)altrimenti eviterebbe di avvicinarsi così fiduciosa. Lo stimolo condizionato (SC) che si crea con i ripetuti incontri col pescatore disattiva il comportamento del controllo territoriale
Giodap
Giorgio Dapiran
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Funzione psicologica della caccia subacquea

Occupare il proprio tempo libero nel procurarsi il cibo riavvicina l’uomo alle occupazioni esistenziali primitive che hanno determinato lo sviluppo della sua psiche.
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#47686
Re: Reazioni di difesa del pesce 11 Anni, 10 Mesi fa  
molto interessanto questo post, Giorgio, il fatto della spigola vergine dal sub, l'avevo notato anche io, diciamo che le piu vergini ti arrivano a 20 cm, mentre quelle con il pelo, aspettano molto prima di controllare, sicuramente come dici te,sarebbe, saper di preciso quali sono i rumori che piu la stimolano ad avvicinarsi, e sicuramente ogni spot, ha una tecnica diversa, con anche un richiamo diverso...cmq grazie
andreasub
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