Un insolito iniziale incontro mi fa cominciare la pescata speranzoso che sia un buon auspicio, un curioso “alberello della vita” nero in miniatura richiama la mia attenzione.
Un bellissimo anemone nero, Cerianthus membranaceus, ha deciso di stare nel bel mezzo del nulla di un un tratto sabbioso, una cosa per me mai vista!
Quest’oggi il mare è “a olio” (come diceva mio padre) e sembra agosto, c’è una visibilità di quasi 15mt e dopo un inverno a pescare pesce bianco nel basso fondo, finalmente posso spingermi un po’ più giù in cerca di altro tipo di prede. La temperatura dell’acqua è ancora freddina per il periodo, ma almeno è costante fino dove c’è visibilità del fondo per cui opto per cercare l’incontro con pesce di passo.
Lambendo il margine tra il fondo e la sabbia noto alcune specchiate in lontananza, sono un gruppetto di orate che si tiene sulla sabbia. Non sono qui per loro, ma un tuffetto per vedere se sono ingenue e curiose lo faccio ugualmente. Un paio di loro si fanno quasi subito sotto, ma troppo ingordo io ed erroneamente pensando troppo ingenue loro, attendo invano che la più lontana si porti a tiro perdendo sia la più piccola che la più grande. Vabbè i buoni propositi di lasciar stare le oratelle vanno subito a farsi benedire e ci riprovo ancora un paio di volte, ma ormai queste che ribattezzo subito “oratelle di sabbia” hanno capito cosa sono e non si fanno più avanti incuriosite..ben mi sta!
Nuovo aspetto nascosto parzialmente dalla posidonia su un fondale di circa 10mt, la colonna d’acqua è limpida, tuttavia le castagnole non la occupano tutta, ma restano solo nella metà più fonda, ragione per cui scruto in alto. Passano una trentina di secondi che le castagnole iniziano a muoversi, ma non il solito fuggi fuggi frenetico, ma più lentamente, per cui non noto subito il branco che sta arrivando dalle mie spalle. Sono 5 o 6 pesci di taglia simile, non in caccia (ecco perché le castagnole non si erano molto allarmate, ma si erano semplicemente scansate per farli passare), che si devono essere incuriositi dalla mia presenza al punto di spingersi sul fondo invece di stare alte come loro solito. Mentre allineo il fucile con la coda dell’occhio comprendo dove sia la fine del branco e di conseguenza l’ultimo pesce possibile a cui mi potrò rivolgere. Questa volta cerco il tiro più sicuro, sebbene il penultimo fosse un po’ più grosso, ma non voglio rifare l’errore precedente con un pesce serio. Il tiro non le da scampo, la palamita rimane fulminata sull’asta con la spina spezzata…colpita e portata in superficie nella stessa azione.
Beh, il cerianto mi ha porta fortuna!
ps: durante questa pescata, complice la zavorra un po’ eccessiva, per evitare di andare in affanno ho usato molto l’orologio da apnea e mi sono dato dei tempi prestabiliti di risalita invece ti attendere la fame d’aria…oggi il pensiero va con grande tristezza verso quegli appassionati, campioni e non, che proprio in questi giorni hanno perso la vita in mare mentre facevano quello che più li gratificava.